giovedì 4 aprile 2013

TORINO CITTA' MAGICA

TORINO CITTA' MAGICA

ho trovato la storia di Torino come città Magica su questo sito:

http://www.comune.torino.it/canaleturismo/it/curiosare/magica.htm

il testo qui sotto è copiato dal sito sopra descritto che nè è il proprietario.

Torino, città magica

Assieme a Lione e Praga per la magia bianca o benefica e
a Londra e San Francisco per la magia nera

Informazione di copyright: Si ringrazia Giuditta Dembech per avere cortesemente acconsentito all'uso dei materiali impiegati per la realizzazione di questa pagina, tratti dai suoi libri "Torino città magica", volumi 1 e 2, edizioni Ariete Multimedia - Torino.

Parlare dei misteri di Torino, come città magica, è affascinante ma non semplice perché se da una parte esistono molte ricerche e pubblicazioni che evidenziano alcune sue particolari origini storiche e leggendarie, che a dire degli studiosi esoterici sono indubbi segni soprannaturali, dall'altra parte invece, in contrasto, vi è il positivismo torinese che limita o nega i fatti.
Ci sono fattori non casuali, non fisici, che operano in natura, di cui l'uomo non comprende la vera essenza.
Dalle grandi metropoli ai più sperduti villaggi la magia viene esercitata seppure con diversi criteri.
Torino è considerata in tutto il mondo città magica  in virtù di vari fattori tra cui molte sculture simboliche (rosoni, draghi, mascheroni, cani, leoni) collocate in vari punti della città che avrebbero valenza duplice per la magia bianca o benefica (con Lione e Praga) e magia nera o satanica (con Londra e San Francisco) due anime che si combattono aspramente per affermare se stesse, nonché dal trovarsi all'incrocio di due fiumi, il Po e la Dora Riparia, che rappresenterebbero il Sole e la Luna, ma soprattutto sarebbe punto d'incontro di diverse linee sincroniche (ovvero del reticolo molto irregolare di linee o canali energetici percepiti dagli esoteristi che algerebbero il pianeta di cui la scienza non sa dare spiegazioni ma che già anticamente i cinesi chiamavano "schiena del drago") che trova in Torino un luogo geografico come pochi altri simili al mondo.
Le leggende di Fetonte ed Eridano...
Poiché queste leggende sostanzialmente convergono, ci soffermeremo principalmente su quella del principe egizio Eridano.
Secondo Filiberto Pingone, storico e professore all'Università di Torino nel suo trattato "Augusta Taurinorum" del 1675, si attribuisce a Torino una ascendenza egizia rafforzata al ritrovamento nel corso dei lavori di sterro per la costruzione della cittadella fortificata di una lapide con iscrizione dedicata alla Dea Egizia Iside. Anche Emanuele Thesauro (1594 - 1675) storico di corte durante la reggenza di Madama Cristina in Torino, pubblica un libro "Historia della città di Torino" in cui ricordando i miti di Fetonte e del Principe egizio Eridano (considerato questo un semidio fratello di Osiride) già narrati anticamente da Aristotele, Plutarco, Eusebio, Ovidio e altri) sostiene che questo principe egizio dopo aver lasciato la terra di origine per motivi di intolleranza religiosa con la casta sacerdotale avrebbe bordeggiato la Grecia e poi l'Italia costeggiando il Tirreno; sarebbe poi sbarcato con i suoi seguaci in una zona a nord conquistandola e dando a questa il nome di Liguria da quello di suo figlio Ligurio. Successivamente proseguiva verso l'interno e varcati gli Appennini trovava un'ampia pianura in fondo alla quale (presumibilmente su un insediamento celtico esistente) in prossimità del fiume Po che gli ricordava il Nilo, fondava Torino; era il secolo XV a.C. per cui la città sarebbe stata fondata molti secoli prima di Roma! - Torino cominciò quindi ad esistere sotto il simbolo del Dio Api e il Toro venerato a Menfi fu anche il primo Toro di Torino!
L'antico nome Eridano dato al fiume Po sarebbe derivato da quello di una stirpe di Re egizi, gli Eridanei, poi sopraffatti dall'invasione etrusca.
Con l'arrivo dei Romani nel II sec. a. C. l'agglomerato urbano acquisì caratteristiche di città sacra agli Dei mantenendo sempre particolarmente l'impronta di campo militare; in questo periodo inevitabilmente furono occultati tutti i "segreti esoterici" poiché i nuovi arrivati coprivano e distruggevano tutto quanto era possibile relativamente a cultura e memoria dei precedenti abitanti per sovrapporre la propria.
Risulta che il cartaginese Annibale nel 218 A.C. varcate le Alpi fu fermato (malgrado il suo possente esercito di 37 elefanti, 60.000 cavalieri e 20.000 uomini) per tre giorni dai Taurini; la città però fu completamente distrutta. Ai Romani (Augusta Taurinorum) seguirono i Goti, Longobardi, Carolingi, ecc., e poi molto più tardi i Saraceni.
Ritorniamo a parlare di Torino...
Nel corso dei secoli la città ebbe inevitabilmente grandissime trasformazioni, ma la sua caratteristica magica rimase.
Nelle Torri Palatine di Torino avrebbero soggiornato sulla strada dell'esilio Ovidio e Ponzio Pilato; sempre a Torino soggiornarono: Paracelso, Cagliostro, Casanova, e molti altri. Anche Michel Nostradamus (1503 - 1566) medico e astrologo francese vi soggiornò e nelle sue profezie predisse il trasferimento della Sindone a Torino, ritenuta dagli esoterici anche un simbolo magico.
Nel mondo del soprannaturale non si può dimenticare il Dott. Gustavo Rol (1903 - 1994), l'incredibile e riservato personaggio torinese conosciuto in tutto il mondo per le sue straordinarie doti extrasensoriali.
Alcuni punti considerati magici in Torino: - Vicino al fiume Po - Eridano, sui ruderi di un tempio ritenuto dedicato alla Dea Egizia Iside fu costruita nel 1818 sullo stile del Pantheon la chiesa dedicata, si noti, non alla Madonna ma alla Gran Madre di Dio. Questo è considerato punto di massimo interesse esoterico positivo della città ovvero di magia bianca; degno di notevole interesse esoterico sono le due statue collocate a lato della grande scalinata che rappresentano rispettivamente la Fede e la Religione: quella di sinistra in particolare, la Fede, tiene in mano un calice e con lo sguardo pare indichi la direzione dove il mitico e immateriale Graal dovrebbe essere custodito in Torino. - Inoltre secondo Carlo Promis (1808 - 1862) architetto, archeologo e docente alla scuola di ingegneria di Torino nella sua "Storia dell'antica Torino" sostiene che vi furono anticamente nella città templi ed edicole sacre od almeno statue dedicate alle divinità di Giove, Pallade, Apollo, Diana, Mercurio, Iside ed Ercole, ipotizzate sotto le fondamenta di alcune chiese.
Altro punto di massima positività sarebbe la zona di Piazza Castello - Piazza e Giardini Reali con la fontana dei Tritoni e delle Nereidi.
Le due statue poste all'ingresso della Piazza Reale rappresentano due divinità greche a cavallo: i Dioscuri Castore e Polluce, gli eroi mitologici greci fratelli gemelli, figli di Zeus (Dio Giove) questi simbolicamente rappresenterebbero la luce e le tenebre, i poli opposti che permetterebbero al mondo di esistere e che fanno sì che ci sia la vita perché c'è la morte.
Invece la Piazza Statuto con al centro il monumento ai caduti per il traforo del Frejus e un piccolo obelisco dedicato a G. B. Beccaria (autore nel 1774 dell'opera geodeta "Gradus Taurinensis") con alla sommità l'astrolabio, sarebbe punto di massima negatività dovuto anche al fatto che qui anticamente era la Val Occisorum, cioè il luogo delle esecuzioni capitali, e infatti in questa zona durante lo scavo per la costruzione della ferrovia venne ritrovata una antica necropoli.
Non si può poi dimenticare che in alcuni palazzi storici del centro città, aleggerebbero tuttora secondo la fantasia popolare fantasmi di celebri personaggi, particolarmente in Palazzo Reale, Palazzo Barolo e al Museo Egizio.
Quindi perché Torino è considerata la capitale della magia?
Forse per le energie positive e negative che le si attribuiscono? Gli esoteristi dicono che già nel nome può trovarsi il presagio, il destino, e che tutto sta nel tormentato rapporto tra l'ignoranza dell'uomo e le ignote forze del cosmo. In proposito secondo gli esoteristi, molti eventi di Torino avrebbero una componente esoterica.
Torino oltre che prima capitale d'Italia è sempre stata una fucina di idee per l'anticipazione del futuro. La prima automobile in assoluto fu la trasformazione di una carrozza di corte effettuata dal Capitano Virgilio Bordino che fece il giro di prova in Piazza Castello il 7 maggio 1854 dotata di una caldaia a vapore funzionante a carbone; l'industria dolciaria ha qui radici antichissime, raccontate addirittura da Plinio (primo sec. d. C.). La prima linea aerea italiana con l'idrovolante fu la Torino - Venezia - Trieste. L'Eiar - Rai tv, l'industria cinematografica, quella telefonica, la moda e tante altre attività nate e sviluppate a Torino sono state poi purtroppo trasferite quasi completamente altrove, quasi avessero esaurito il loro compito nella città guida e laboratorio; è pure sede dell'importantissimo Museo Egizio, ma Torino è anche famosa per i suoi martiri e i grandi Santi Sociali, per il miracolo dell'Ostia del Corpus Domini e per la presenza della S. Sindone. Il Papa Giovanni Paolo II durante una sua visita ebbe a dire: "Torino è una città di Santi e di Luce, quindi dove c'è la luce occhieggia anche il demonio".
Nel 1975 nasce in un circolo esoterico di Torino, l'idea di realizzare una città-comunità esoterica e nel 1976 in Val Chiusella, (zona ritenuta punto d'incontro di linee sincroniche) nel comune di Baldissero C.se a 40 km a nord di Torino viene dato l'avvio alla realizzazione di Damanhur (Città della Luce); qui vicino è stata pure realizzata in 20 anni di lavoro volontario dei damanhuriani una grande e spirituale opera d'arte sotterranea chiamata "Tempio dell'Uomo".
Abbiamo cercato di dare, seppur brevemente, qualche cenno sull'assieme delle peculiarità, concomitanze e fenomeni, relativi alla nomea di Torino città magica, ai più sconosciuti e difficilmente dimostrabili se non con le percezioni di molti sensitivi; prima di esprimere qualsiasi giudizio si deve quindi prendere atto della infinita limitatezza della nostra conoscenza umana non normalmente preparata a percepire i misteri di carattere soprannaturale.

mercoledì 27 marzo 2013



Torino Porta Nuova è la terza grande stazione italiana, con circa 192 mila transiti giornalieri e 70 milioni di frequentatori l’anno. Situata in una posizione strategica all’interno dell'area urbana, si trova in corso Vittorio Emanuele II, tra via Paolo Sacchi e via Nizza. Ogni gioraccedi fermano 350 treni.
Si inizio' la sua costruzione nel 1861, grazie all’ingegnere Alessandro Mazzucchetti. Il progetto univa  rigore funzionale con le caratteristiche rappresentative e monumentali tipiche degli edifici affacciati su piazza Carlo Felice.

In occasione dell’Esposizione Universale del 1911 furono eseguiti importanti lavori di ampliamento per rendere la stazione idonea a ricevere i numerosi visitatori.

Nel 1940 vennero introdotte rilevanti modifiche per conseguire una migliore sistemazione degli uffici compartimentali e postali e fu costruito un grande edificio su via Nizza. Nell’atrio fu realizzata una nuova copertura in cemento armato e, sul fronte principale, fu posta una seconda facciata vetrata interna. Nel corso di interventi successivi furono realizzate le due gallerie che fiancheggiano le ali dei due fabbricati.

Nel 1951 fu realizzata la galleria di testa, larga 30 metri e lunga 150, con una struttura portante costituita da 33 capriate a traliccio con profilo a ginocchio poste in senso trasversale.
 
Sito ufficiale  http://www.torinoportanuova.it/

http://www.piemontecase.blogspot.it
S

STAZIONE PORTA SUSA


 Gennaio 2013 - Si è svolta a Torino la cerimonia di inaugurazione della nuova stazione di Porta Susa, prima stazione ad alta velocità italiana sulla linea Parigi-Roma, progettata da AREP - Silvio d’Ascia Architecte eAgostino Magnaghi.

Erano presenti il Presidente del Consiglio Mario Monti, il Presidente di Ferrovie dello Stato Italiane, Lamberto Cardia, Amministratore Delegato, Mauro Moretti, il Sindaco di Torino Piero Fassino, del Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e altre autorità regionali e provinciali.
Torino Porta Susa, porta d’ingresso tra l’Italia e l’Europa del Nord, è concepita come un luogo urbano in continuità con la città, la sua trama romana, i suoi spazi pubblici, che offrono una concentrazione di trasporti e servizi. Un vero polo di scambio che consente ai viaggiatori di accedere facilmente ai diversi sistemi di trasporto: treni ad Alta Velocità, treni regionali, metropolitana, bus, tram, automobili e mezzi a due ruote.
A completamento di questo grande progetto, una torre urbana di servizi (hotel, uffici, spazi e attrezzature pubbliche) accessibile al pubblico, sarà costruita a sud, in un continuum diretto con la stazione.

La stazione è formata da una lunga galleria coperta da una maestosa vetrata di 385 m di lunghezza e 30 m di larghezza, ritmata ogni 100 m da assi di attraversamento trasversali situati in direzione del prolungamento delle strade dell’isolato. Allo stesso livello di questi passaggi gli accessi sono segnalati dal sollevamento di portelloni sagomati nella vetrata, che accolgono il visitatore attraverso un ampio sporto. All’interno della galleria una serie di volumi in acciaio e vetro si trovano su un basamento in cemento di due livelli, occupato dai parcheggi e dai locali tecnici

Vera e propria strada interna, la galleria conduce a sud verso una torre di servizi pubblici e a nord verso una piazza in dolce pendenza che ricuce la città storica con la vecchia stazione. I percorsi sono assicurati da un sistema di circolazioni verticali multiple che garantiscono agevolmente le connessioni tra i cinque livelli della stazione.

Luogo di urbanità e intermodalità, la stazione di Torino Porta Susa è un progetto innovatore i cui riferimenti al passato sono sensibili e evidenti: da un lato le grandi gallerie urbane delle città italiane del XIX secolo, dall’altro lato le grandi halls delle stazioni storiche europee del XIX secolo.
www.piemontecase.blogspot.it.   
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lunedì 25 marzo 2013

MERCATO IMMOBILIARE 2013 PREVISIONE


Dall’indagine Fiaip e da uno studio di Gabetti si evince come il 2013 possa essere l’anno propizio per gli acquirenti.


Secondo i dati di Gabetti il mercato immobiliare invertirà il proprio trend negativo non prima del 2014, anche laFiaip (federazione nazionale degli agenti immobiliari professionali) dichiara che vi sarà una lenta ripresa del mercato del mattone a partire dal secondo semestre del 2013.

Nel 2012, secondo l'indagine Fiaip che riguarda i dati raccolti in 16 città italiane, le compravendite sono diminuite di oltre il 17% e dato interessante per chi decidesse di acquistare casa nel 2013, i prezzi degli immobili rispetto al 2012 sono letteralmente crollati, - 11.98%.
Secondo Gabetti i prezzi sono ancora più a picco rispetto a quelli segnalati dalle statistiche ufficiali, in quanto iproprietari dichiarano all'agenzia di voler realizzare un determinato prezzo ma sono poi disposti, pur di vendere, atrattare scontando le richieste iniziali anche del 30%.Entrambe le analisi concordano sul fatto che il 2013 per chi riuscisse ad ottenere un mutuo, nonostante la stretta creditizia delle banche, oppure per chi decidesse di fare un investimento avendo da parte un gruzzoletto, è davvero ilmomento propizio per gli acquirenti.
Tra gli immobili che risultano maggiormente invenduti in un mercato già in stallo, vi sono quelli posizionati ai piani bassi, che godono di scarsa esposizione solare, prive di ascensore e collocate in zone degradate. Anche Secondo Gabetti gli appartamenti più richiesti, al momento, risultano essere i bilocali, di circa 60-70 metri, situati nelle grandi città, che risultano i più venduti in quanto facilmente rivendibili e affittabili.
Ve detto però che nonostante i prezzi siano in calo in tutte le città con punte a Perugia (-17.3%) e a Roma (-15%), restano purtroppo ancora molto alti, in quanto i proprietari/venditori sono rimasti ancorati ai valori di mercato del 2007, oggi assolutamente irrealizzabili.
"Sebbene una parte del mercato dei venditori si sia adeguato ai valori correnti, facendo ridurre la forbice tra prezzo richiesto e prezzo offerto dal 20 al 15% – sostiene la Fiaip – a tutt'oggi, ancora una cospicua parte degli immobili posti sul mercato, continuano ad avere richieste di prezzo troppo alte e quindi, oggi a maggior ragione, fuori mercato".
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sabato 23 marzo 2013

Torino capitale dello sport, piemontecase.blogspot.it



Torino è candidata ad ospitare al PalaRuffini, superficie in terra rossa, il match Italia-Croazia di Coppa Davis a fine febbraio Anche Biella ha avanzato la propria candidatura. A Torino l’ultimo match di Davis fu nel 1973, Italia-Spagna
+ Torino capitale dello sport: abbiamo vinto una scatola vuota ora bisogna riempirla GUIDO TIBERGA


Superata Cracovia nell’assegnazione del vessillo europeo per il 2015. Fassino: “Nessuna risorsa destinata, ma collaborazioni a 360° anche con ExpoMilano”. Il primo grande evento potrebbe essere la Coppa Davis a febbraio
SILVIA GARBARINO
TORINO
La conferma soffiava nella notte di lunedì, l’alba di ieri ha fatto rompere gli indugi per rispetto ai contendenti e per guadagnare tempo. La commissione che doveva giudicare e assegnare il titolo di Capitale Europea dello Sport 2015, l’Aces, ha dichiarato vincitrice dell’agone Torino. Sconfitta Cracovia con un risultato da manifesta superiorità: 9 voti a 0. Una prova di muscoli che deve essere letta soprattutto nella forza della bellezza e delle capacità che la Città ha conservato dopo i Giochi invernali 2006, tali da affascinare e convincere una giuria che non aveva mai messo piede a Torino. Un dettaglio che spesso sfugge a chi qui vive e lavora, mo non a chi giunge con occhi immacolati nel territorio. Così il gruppo de l’Aces che ha affidato l’onorificenza. «Bella battaglia fra due città valide, ma il dossier di Torino è stato altamente qualificante - ha detto il presidente Aces Europe, Gianfrancesco Lupatelli - L’impegno fortissimo del sindaco Fassino nel sostenere la candidatura è stato un valore aggiunto».

Accordi ad ampio raggio
Raggiante l’assessore allo sport Stefano Gallo e il suo staff che hanno investito risorse umane per aggiudicarsi un «vessillo» che non comporta alcuna spesa preventiva da parte del Comune, ma deve diventare ugualmente una vetrina internazionale per gli impianti sportivi esistenti e creare quella ricaduta economica che dai grandi eventi ci si aspetta. In quest’ottica il sindaco Piero Fassino allarga gli orizzonti. «La storia dello sport è connaturata alla nostra città, dedichiamo questa onorificenza anche a Primo Nebiolo - dice - Il programma di eventi non saranno canalizzati solo sul 2015 ma sul triennio 2013-2015. E sarà necessario rapportarsi con ExpoMilano 2015 con cui abbiamo già avviato una collaborazione intensa per sostenere reciprocamente attività e progetti di varia natura. Milano è vicina, le opportunità di fare sistema c’è ed è da sfruttare».

Le tappe istituzionali
Il primo passo ufficiale il 7 novembre: al Parlamento Europeo di Bruxelles la città sottoscriverà la nomina, poi la consegna ad Anversa (capitale 2013) della bandiera con il logo e a novembre 2013 Torino dovrà presentare un dossier di massima degli eventi che intende ospitare. «Anversa è un esempio - butta sul piatto Lupatelli- perchè ha investito 6,5 milioni di euro in programmi, c’è un evento ogni giorno dell’anno. Eventi di sport di base e per tutti, non solo agonistico».

Primi effetti
Torino a differenza di Anversa non ha alcuna intenzione di sborsare vagonate di denaro. Non ne ha, intanto. Toccherà spremere energie mentali e sfruttare l’onorificenza ricevuta, in cambio di sponsor/organizzatori dai bilanci sani. Così la prima zampata con il nuovo cappello è la seria possibilità che arrivi la sfida di Coppa Davis di tennis, Italia-Croazia, a fine febbraio al PalaRuffini. La candidatura di Torino è stata avanzata da un organizzatore di Milano, Makers, disposto ad accollarsi tutte le spese. La città metterà a disposizione l’impianto, prima però deve superare la concorrenza di Biella. Una certezza, invece, è la Coppa del mondo di fioretto femminile a marzo e sino al 2016. Poi il Museo dello Sport che aprirà il 12 novembre all’Olimpico, i World Master Games, la finale di Europa League nel 2014. Da consolidare la Milano-Torino di ciclismo, che ha avuto un ritorno di pubblico eclatante, e riprendere i fili del discorso per un match del «Sei nazioni» di rugby. Queste le basi di partenza. C’è da fare.

Fonte La Stampa

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Centro ricerche Lavazza Torino, nuova Torino


– All’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale del provvedimento che riguarda latrasformazione dell’area Ex Enel di via Bologna su cui sorgerà il nuovo Centro Direzionale Lavazza, il Sindaco di Torino Sergio Chiamparino e Giuseppe Lavazza, Vicepresidente del Gruppo, hanno presentato ufficialmente il progetto che farà da volano di riqualificazione per un’ampia e importante area della città.


A illustrare i dettagli della proposta progettuale sono intervenuti l'arch. Cristiano Picco, per quanto riguarda la parte urbanistica, e l'arch. Cino Zucchi, uno dei migliori professionisti italiani di livello internazionale, che ha curato invece il progetto architettonico.
L’intervento riguarderà l’area delimitata dalle vie Bologna, Pisa, Ancona, Largo Brescia e Corso Palermo. La scelta localizzativa e le linee progettuali, data la forte valenza economica, urbanistica e sociale dell’intervento, sono state valutate in sinergia con la Città di Torino: "L’importante progetto di Lavazza è un segnale di fiducia nei confronti di Torino – ha dichiarato il Sindaco Chiamparino - e dimostra che nonostante il momento particolare che stiamo attraversando, imprese solide scelgono di investire qui. Il centro direzionale rappresenta un tassello fondamentale nella trasformazione e nel rilancio di tutta la zona nord della città".
Durante il Consiglio Comunale svoltosi ieri è stato dunque discusso e approvato il piano urbanistico realizzato dall’Arch. Cristiano Picco, che ha dichiarato: “Il progetto urbanistico propone una nuova centralità urbana, dove la vocazione direzionale degli uffici Lavazza è abbinata al recupero e alla trasformazione degli edifici storici dell’ex centrale elettrica: una nuova struttura complessa con attività di interesse pubblico e servizi, a conferire un rinnovato “effetto città” sull’intero quadrante urbano”.
Il sito che ospiterà la nuova sede – ideata con l’obiettivo di ampliare, migliorare e rendere più efficienti gli uffici direzionali Lavazza – è stato individuato in un quadrante che permette una facile accessibilità al polo industriale di Strada Settimo, composto sia dallo stabilimento produttivo, uno tra i più grandi impianti al mondo per la trasformazione e produzione del caffè, sia dal recentemente inauguratoLavazza Innovation Center, in cui sono state concentrate tutte le funzioni del Gruppo dedicate alla ricerca e all’innovazione. L’intervento di riqualificazione urbanistica ed edilizia si integra perfettamente con il territorio e sarà attuato nel pieno rispetto dei canoni di sostenibilità energetica e ambientale.
Sostenibilità che caratterizza il progetto di Cino Zucchi, una sorta di “Nuvola Verde” che raccorda tra loro i vari fronti e gli edifici industriali conservati e convertiti a nuove funzioni, offrendo un nuovo spazio aperto ai cittadini: “Il progetto per la nuova sede Lavazza rappresenta un modello innovativo di riqualificazione urbana che unisce azione pubblica e privata” – ha concluso l’Arch. Cino Zucchi – “Un recinto a destinazione industriale si apre alla città e alla sua vita quotidiana, creando luoghi di lavoro e svago di grande qualità. Torino si conferma così un laboratorio di una nuova “metamorfosi urbana” fondata su valori di sostenibilità ambientale, di ricchezza e varietà dei rapporti sociali, di vivibilità degli ambienti, di armonia tra forme della storia e luoghi della vita contemporanea.”
Il grande isolato esistente tra via Bologna, largo Brescia, corso Palermo e via Ancona è riformato e aperto verso la città, mantenendone le architetture industriali di valore documentario. Il cuore del progetto è una nuova grande piazza alberata al centro dell’isolato sull’asse di via Parma, che fa dialogare il grande edificio della ex centrale ENEL con la nuova sede Lavazza. L’edificio per uffici, che comunica con la città attraverso un vasto atrio vetrato aperto su via Bologna e sulla nuova piazza verde, prende la forma di una grande “nuvola” che raccorda tra loro i vari fronti e gli edifici industriali conservati e convertiti a nuove funzioni. Il piano terra contiene funzioni in forte rapporto con il pubblico, affacciate su alcuni “giardini tematici” che creano un nuovo filtro verde tra edificio e città. Lo schema a stella dei percorsi orizzontali rende l’edificio un luogo permeabile, con spazi di lavoro flessibili affacciati verso la città e le lunghe viste sulla Mole e le colline.
L’edificio si “innesta” sulla città esistente con grande attenzione. Le altezze dei corpi edilizi e la qualità delle facciate - caratterizzate dalla fitta tessitura dei brise-soleil in pietra e metallo e dagli accenti volumetrici delle “serre” - sono attentamente studiati in rapporto all’orientamento solare, alla qualità degli spazi aperti e agli edifici del contesto.


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Quartiere “San Donato” Torino


Cenni storici

Le prime tracce storiche di Borgo San Donato risalgono al 1536, quando le truppe francesi devastarono l’abitato e distrussero la chiesetta dedicata a San Donato. La via San Donato fu chiamata così a partire dal 1835, mentre prima era detta strada del Martinetto perché conduceva al borgo omonimo, che deve il suo nome ai magli (martinetti) azionati dall’acqua del canale della Pellerina, che qui si divideva a formare il canale di Torino.

Il borgo San Donato, pur essendo “fuori le mura”, aveva una posizione molto privilegiata, trovandosi sulla strada reale di Francia, corrispondente all’odierno corso Francia. Durante il XVII e il XVIII secolo dimostrò una spiccata vocazione agricola, grazie ad un ottimo sistema di irrigazione che facilitava la coltivazione di orti. Molti artigiani si stabilirono nel borgo, attratti dal canale di Torino che forniva energia a basso costo.

Il borgo è sempre stato propizio alle industrie alimentari: Pier Paul Caffarel nel 1826 in via Carena aveva rimodernato un laboratorio di cioccolata ancora oggi famoso, e la prima fabbrica di birra venne qui fondata da Bosio e Caratsch. Il 10 gennaio 1851 l’allora sindaco di Torino, Bellono, citò in una relazione il piano di sviluppo per la zona ovest della città di Torino che costituì l’atto di nascita del borgo.

A metà del XIX secolo San Donato non era aperta campagna, come altre zone di Torino, ma vi erano già, ben delineati, tre nuclei abitativi. In regione Valdocco vi era l’agglomerato intorno all’antica fabbrica di armi (sull’attuale via Livorno) dipendente dal ministero della guerra. Era una presenza importante perché dava lavoro a molti degli opifici sorti sul territorio circostante, soprattutto del settore meccanico e dei pellami.

La zona del Martinetto rivestiva una certa importanza grazie alla presenza del canale omonimo e di quello di Torino. Vi era una fabbrica di cardatura di stoffe e lane, una di maiolica e numerosi piccoli opifici e laboratori artigianali. Esisteva infine un terzo polo, quello del Bruciacuore, a metà di via San Donato, abitato dalla popolazione più povera di tutto il quartiere; qui avevano sede due importanti concerie: la Martinolo, sorta dopo la Restaurazione e la Fiorio sorta nel 1837. San Donato era dunque un borgo con un tessuto complesso, con alcuni caratteri particolari che, conservandosi a lungo, ne condizionarono lo sviluppo successivo.

La popolazione era molto varia: contadini, braccianti, artigiani, lavoranti a domicilio, operai, piccoli commercianti. Gli immigrati provenienti da tutto il Piemonte determinarono un importante sviluppo demografico (5200 abitanti nel 1862).

Nella seconda metà dell’Ottocento fu ancora l’antico tracciato dei canali a determinare la localizzazione dei nuovi insediamenti. All’inizio del 1870 entrò in funzione la condotta di forza motrice della Ceronda, che sembrò costituire una nuova occasione di espansione produttiva. In realtà si limitò a fornire un sussidio energetico agli opifici esistenti.

Verso la fine del secolo il quartiere si estese con le costruzioni intorno a corso Francia e via Cibrario e con l’apertura di corso Regina Margherita fino alla cinta daziaria del Martinetto. Le tre arterie principali di via San Donato, via Cibrario e corso Regina vennero a costituire dei veri spartiacque che caratterizzarono a livello sociale e professionale la popolazione. La zona del Valdocco era abitata dagli operai dei cotonifici; la zona del Martinetto da quelli delle concerie; la zona di via Cibrario, di carattere più residenziale, ospitava commercianti, impiegati e studenti.

Proprio qui le vie Piffetti e Cibrario accolsero villini e case borghesi modellate sul gusto Art Nouveau. In via Piffetti i villini residenziali progettati da G. Gribodo si distinguono per i particolari dei piccoli ingressi e per i balconi: sfingi, innumerevoli fiori e motivi desunti dall’architettura nordica si confondono in quella favola liberty destinata a spingersi fino alle vie Salbertrand, Servais e Pietro Cossa (villino del n. 88).

In via Principi d’Acaja 11 vi è il capolavoro di Pietro Fenoglio: villa La Fleur con la facciata coronata da garbati ferri battuti. Altri edifici notevoli sono il villino Raby di corso Francia 8 e il palazzo di via Cibrario 65 ove morì il poeta Guido Gozzano.

Nel corso dei primi anni del Novecento ebbero inizio i lavori di copertura del canale di Torino, proseguiti poi negli anni cinquanta. L’avvento dell’energia elettrica favorì l’allontanamento degli imprenditori: una volta perso il legame con il canale essi cercarono spazi più ampi per le loro imprese. Al termine della prima guerra mondiale le industrie che risultavano presenti nel censimento del 1911 erano ancora tutte efficienti, ma già intorno agli anni trenta e nei primi anni quaranta la Talmone, la Bosio, la Laurenti e altre si trasferirono.

Il quartiere San Donato oggi

San Donato, (in piemontese San Donà), è un quartiere della IV Circoscrizione di Torino. È una zona residenziale a medio-alto reddito. Alcuni edifici di questa zona risalgono alla metà del 1800.

È delimitato:

a Nord dal fiume Dora Riparia
a Est da corso Principe Oddone
a Ovest da corso Tassoni
a Sud corso Francia
Via San Donato è la via principale del quartiere e quella con più negozi. Nella zona ci sono anche quattro scuole: la Scuola Elementare Boncompagni (dedicata al pedagogista torinese Carlo Bon Compagni di Mombello, situata in Via Galvani 7), la Scuola Elementare Gambaro, la Scuola Media Pacinotti e l’Istituto Tecnico Superiore Internazionale.

San Donato e Spina 3

La Spina 3 insiste sul quartiere di San Donato nell’area delimitata da Via Nole, Corso Mortara, Corso Principe Oddone, Via Savigliano, Via Caserta, Via Ceva, Via Livorno, Via Treviso, Corso Umbria. Gli interventi urbanistici sono di tale portata che i media chiamano sovente questa area Spina 3 non riferendosi più a quartieri che ancora, urbanisticamente, sarebbero di riferimento.

A partire dal 2003 sono in fase di completamento i lavori per la realizzazione del Passante Ferroviario in Corso Principe Oddone. Contestualmente a questi lavori, dopo anni di abbandono, è stata abbattuta l’intera area industriale delle vecchie fabbriche affacciate sulla Dora (Michelin e Teksid), dismesse alla fine degli anni ’80. L’evento dei Torino 2006 ha contribuito alla trasformazione di questa porzione di quartiere dando vita a uno dei più grandi progetti di riqualificazione urbana.

L’intervento ha visto sorgere un nuovo complesso di zone residenziali, il nuovo centro commerciale Dora Parco Commerciale, la creazione di una parte del futuro Parco Dora, degli isolatiIsole nel Parco che si affacciano su Via Livorno, oltreché la vasta area verde polifunzionale dell‘Environment Park, all’interno del quale è stata trasferita la nuova sede dell’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Torino.

A completamento dell’ambizioso e radicale processo di riqualificazione è stata abbattuta anche la famigerata sopraelevata di Corso Mortara, consentendo al quartiere San Donato di ricongiungersi ai confinanti quartieri Borgata Vittoria e Madonna di Campagna tramite la realizzazione di un sistema di rotonde, sottopassi stradali e un nuovo, modernissimo ponte sulla Dora in fase di costruzione.

La viabilità del quartiere volge al completamento e subirà le seguenti modifiche:

Corso Umbria perderà il suo percorso rettilineo, deviando verso il Parco Dora;
Corso Mortara diventerà un grosso asse di scorrimento (in parte interrato) che arriverà fino quasi alla Tangenziale Nord di Torino: per quanto riguarda il quartiere di San Donato, perderà il suo tratto da via Livorno a corso Umbria che verrà spostato più a Nord;
Corso Principe Oddone, con il completamento e la copertura del Passante ferroviario di Torino diventerà un tassello della Spina e consentirà il ricongiungimento dei quartieri San Donato e Aurora, attraverso il proseguimento dei due nuovi di assi di scorrimento (Corso Rosai e Corso Gamba), più altre vie minori.